L’urlo del Silente

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L’urlo del Silente
Lettera di un ex agente al Ministro del Lavoro
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Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera, che riteniamo rappresentativa della situazione di estremo disagio vissuta da centinaia di migliaia di ex colleghi che nonostante i versamenti effettuati non riceveranno alcun trattamento pensionistico – né la restituzione delle somme versate – da parte dell’Enasarco.

“Egregio Ministro,

torno a fare appello a Lei (l’ultima volta, in realtà, ho scritto al suo predecessore l’On. Sacconi che non mi ha neanche risposto) in nome di circa 500 mila persone, che, come me, dopo aver versato per anni all’Enasarco i contributi obbligatori per legge, non si sono visti riconoscere nessuna, e sottolineo nessuna tutela previdenziale da parte dell’ente.

Ho cominciato a lavorare in fonderia (la Bragonzi spa di Lonate Pozzolo) a 13 anni, 6 mesi e un giorno e lì sono stato sino al compimento dei 20 anni, sono seguiti vari lavori, fra i quali, infine, quello di agente di commercio, che ho svolto per circa dodici anni versando all’Enasarco circa 27.000 euro per vedermi poi negata la pensione per non aver raggiunto il periodo minimo di versamenti previsto dal Regolamento dell’Ente.  Mi sono sentito dire “Perché hai smesso di lavorare?” ho smesso – signor Ministro – perché dopo 42 anni di lavoro ero fisicamente e psicologicamente allo stremo. Problemi di salute ed una ditta mandante che dopo svariati (e sempre peggiorativi per i dipendenti e gli agenti) cambi di proprietà ha infine chiuso.

Mi sento anche dire “Potevi fare i versamenti volontari”. Con quali garanzie Sig. Ministro ? la previdenza degli agenti è stata riformata più volte negli ultimi anni penalizzando fortemente gli iscritti ed alzando sempre più l’asticella dell’agognata pensione a fronte di costi di gestione faraonici che non rispecchiavano i sacrifici richiesti alla categoria, ed ecco qui l’altro aspetto che mi preme evidenziare: il livello di affidabilità degli amministratori dell’Ente. Nel 2006 l’Ente fu commissariato, il presidente arrestato per gravi irregolarità. In un quadro del genere come si poteva affrontare la scelta pesante e dolorosa di versare per anni (quanti?) i contributi volontari?

Se quei 27.000 euro li avessi dati ad una assicurazione a 65 anni avrei potuto avere una rendita mensile sicura o la restituzione della somma versata con rivalutazione ed interessi. Invece i miei soldi, male gestiti ed investiti, sono serviti solo a pagare i costi del “carrozzone” Enasarco e non ne riavrò indietro un solo euro.

Oggi viviamo in tre con circa 19.000 euro all’anno di pensione INPS. Nel 2011 ho tenuto i conteggi mese per mese perché non capivo come non riuscissimo ad arrivare alla fine del mese. Ho scoperto che le bollette per i servizi, diciamo così, essenziali pesano per circa 5000 euro all’anno ed aumentano sempre. Mi scusi per la divagazione, ma la bolletta del canone rai è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: anche quest’anno è aumentata e sempre per assicurare stipendi astronomici a persone che in un anno guadagnano più di quanto ho guadagnato io in 42 anni di lavoro. Come sono lontani i tempi in cui un imprenditore come Olivetti riteneva scandaloso che un dirigente – anche il più importante – potesse guadagnare più di 10 volte il salario minimo dell’operaio.

Chiudo tornando sull’Enasarco. La prego egregio Ministro di interessarsi al più presto di quest’Ente, affinchè venga resa giustizia alle 500 mila persone che hanno obbligatoriamente versato dei contributi e fatto dei sacrifici …

La saluto cordialmente”

Lettera firmata.