In occasione della festa dei lavoratori ritengo utile una riflessione in merito alle diverse misure di recente approntate dal cd “governo dei tecnici” che a brevissimo impatteranno sulla nostra categoria.
I dati sono molto preoccupanti, perché se le piccole e medie imprese del nostro territorio hanno tenuto nel 2011, l’anno in corso rischia di riservare ulteriori brutte sorprese a causa delle diverse “novità”, sopratutto di natura fiscale, che incideranno sulla crescita della nostra economia.
Piccole e medie imprese che sono nella stragrande maggioranza dei casi i datori di lavoro degli agenti di commercio, che rischiano così di trovarsi improvvisamente senza lavoro e senza alcun ammortizzatore sociale.
Consideriamo poi che gli analisti di mercato stimano in circa 1500 euro il rincaro annuo previsto per le famiglie, ma in realtà per noi sarà ancora più alto poiché gli aumenti colpiranno beni e servizi largamente utilizzati dalla categoria per lo svolgimento della propria attività.
Mi riferisco in particolare all’aumento dell’assicurazione auto, dei pedaggi autostradali e del carburante. Incrementi che colpiscono il bene strumentale per eccellenza dell’agente di commercio, ovverosia l’autovettura.
Passando ad un altro tema scottante, sul fronte della lotta all’evasione il decreto Salva Italia rilancia l’utilizzo degli studi di settore.
I contribuenti non in linea con gli studi subiranno verifiche che terranno conto anche delle informazioni fornite dalle banche sui conti correnti.
Su quest’ultimo punto, Federagenti ha chiesto all’Esecutivo l’abolizione degli Studi di settore. Strumento a nostro avviso inutile e che oggi limita fortemente la libera iniziativa imprenditoriale dell’agente/rappresentante di commercio.
Allo stesso modo, abbiamo chiesto l’abolizione dell’Irap per gli agenti operanti in forma individuale. Il paradosso è che pur in presenza di una giurisprudenza ormai consolidata a favore di tale impostazione, l’amministrazione tributaria continua ad appellarsi con un enorme aumento del contenzioso, dei tempi e dei costi dello stesso a carico dello Stato.
Altra grande novità è la Riforma delle pensioni, con l’abolizione della pensione di anzianità e la piena adozione del sistema contributivo. Per gli agenti di commercio salgono le aliquote contributive dell’1,3% per quest’anno, poi l’aumento sarà dello 0,45% fino ad arrivare ad un’aliquota del 24%.
Molto sinteticamente poiché il sistema Italia produce meno, ci sono meno soldi per le pensioni. Ma essendoci sempre più pensionati, a parità di condizioni l’assegno pensionistico sarà minore. Non solo questo approccio ragionieristico non garantisce più ai futuri pensionati le “condizioni di vita dignitose ed adeguate” esplicitamente previste dalla Costituzione per la generalità dei cittadini italiani, ma per gli agenti di commercio la situazione è addirittura ulteriormente compromessa dal fatto di versare due previdenze obbligatorie, Inps ed Enasarco. Questo mentre gli altri professionisti hanno un’unica previdenza obbligatoria gestita da una cassa privata che, naturalmente è sostitutiva della previdenza INPS ed, eventualmente, una previdenza integrativa cui sono liberi di accedere.
La previdenza Enasarco viene definita integrativa di quella Inps, ma in realtà dopo le riforme seguite alla privatizzazione non svolge più alcuna funzione di supplenza e quindi duplica le prestazioni dell’Inps facendo pagare alla categoria i costi di una gestione superflua ed inutile. La nostra richiesta è quella di far confluire l’Enasarco in una gestione separata dell’Inps con il duplice risultato di garantire immediate e consistenti riduzioni di spese e di uniformare e migliorare le prestazioni previdenziali.
Quanto alla Riforma del Lavoro, se tra i tanti obiettivi della stessa si annovera il tentativo di stanare le p.iva fittizie perché è stata lasciata fuori la figura dell’agente di commercio? Come ben sappiamo moltissimi agenti operano come monomandatari di fatto, in un regime praticamente da parasubordinati. Perché la Manovra non ha inteso salvaguardare questi lavoratori, ai quali attualmente sono riconosciute tutele nettamente minori?
Da parte nostra abbiamo lanciato una serie di proposte all’Esecutivo ed ai rappresentanti dei partiti politici affinché quelle misure ancora in corso di individuazione contemplino mezzi a sostegno della professione – quali ad es. agevolazioni fiscali a favore dell’agente di commercio, oppure ancora facilitazioni per l’accesso al credito attraverso il sistema bancario, o ancora l’immediata fruizione del pacchetto “sblocca imprese” per renderle competitive sui mercati e creare nuove opportunità lavorative – e siano il più possibile in linea con l’aspirazione della categoria di contribuire concretamente al rilancio del nostro paese. Ai tecnici ed ai politici – che parlano di almeno altri due anni da “lacrime e sangue” – recapitiamo un messaggio, siamo abituati alla trincea, ma almeno dateci gli elmetti!