Il commercio dopo la pandemia

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La crisi innescata dalla pandemia ha costituito e costituisce tutt’ora la sfida più grande non solo per l’economia nazionale ma anche per l’economia globale.

Le risposte che stiamo dando e daremo nei prossimi mesi (per non dire anni) risulteranno fondamentali per assicurare e tutelare il benessere ed il livello di condizioni di vita che a partire dal dopoguerra i popoli europei hanno lentamente acquisito e/o riconquistato. Durante questa crisi sanitaria l’obiettivo fondamentale è sicuramente quello di proteggere le fasce deboli della popolazione, ma ciò risulterà possibile solo a condizione di riuscire a preservare i settori nevralgici della nostra economia, tutelando così anche i posti di lavoro. Tutte le crisi, e questa non è differente, accentuano spesso differenze e squilibri già in atto. Nel mondo dell’intermediazione commerciale questo aspetto rischia di essere distruttivo rendendo irreversibile il crollo delle dinamiche commerciali tradizionali. Per la nostra categoria il nemico principale è da tempo stato individuato nel commercio digitale e nell’appeal che questa realtà virtuale ha nei confronti di tutti i consumatori (con esclusione forse della sola fascia di età over 65). L’enorme disponibilità e varietà di beni acquistabili, la velocità di reperimento e le modalità di consegna a domicilio che risultano assolutamente ideali nella realtà pandemica che stiamo attraversando costituiscono situazioni di vantaggio che rischiano di risultare decisive in assenza di aiuti e correttivi da parte delle istituzioni.

L’intermediazione “reale” è la vera chiave di volta non solo del sistema economico, ma anche di un modello di sviluppo più sostenibile fatto di relazioni personali, di piccole realtà commerciali, di luoghi fisici in cui incontrarsi e di tale modello l’agente di commercio è figura essenziale. Questa figura ha pagato un prezzo enorme al Covid. Infatti la repentina chiusura sia delle attività produttive che commerciali ha lasciato gli agenti senza reddito né prospettive da un giorno all’altro. Sono stati migliaia gli agenti che improvvisamente hanno perso tutto: molte aziende preponenti in assenza di ordini e senza prospettive di ripresa hanno semplicemente sospeso attività e pagamenti. L’emergenza Covid, ha evidenziato da una parte l’erosione sempre più accentuata di fette di mercato da parte del commercio digitale e dall’altra la totale mancanza di un sistema di garanzie e di tutele pubbliche per la nostra categoria, un binomio che rischia di minare definitivamente il futuro della professione.

È ora che il legislatore intervenga strutturalmente riconsiderando nel suo complesso l’approccio con le figure che operano nel mondo dell’intermediazione commerciale: si deve intervenire su tutti i fronti dall’inquadramento giuridico, al regime fiscale e previdenziale degli agenti, si deve riequilibrare il divario tra commercio digitale e commercio reale introducendo una tassazione a carico dei grandi giganti dell’e-commerce e magari destinando tali fondi alla creazione di forme di sostegno alle piccole imprese commerciali.

Gli ambiziosi propositi del PNRR volano alto e ridisegnano un paese digitalizzato, ammodernato e sostenibile: innovazione, mobilità e semplificazione sembrano essere le parole guida e sono sicuramente importanti, ma non si deve perdere d’occhio la realtà e si deve comprendere l’importanza di mantenere e tutelare forme tradizionali di scambio ed intermediazione che permettano a tutte le realtà produttive di emergere sui mercati, magari privilegiando inizialmente una dimensione locale  o comunque legata al territorio di provenienza. L’agente in queste dinamiche è il tramite ideale, è colui che mette in contatto persone ed esperienze andando oltre la fredda realtà di una piattaforma informatica. Il valore della nostra professione è anche nella socialità ad essa sottesa. L’intermediario rappresenta il punto di incontro anche fisico tra domanda ed offerta e meglio di qualsiasi algoritmo può percepire ed interpretare i segnali che provengono dal mercato… quello reale. Al mondo politico chiediamo solo di fornirci gli strumenti e le possibilità per lavorare bene, se ci ascolteranno potremo essere anche noi parte sana ed attiva della ripresa della nostra economia.