Interrogazione di Barbato (IDV)

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Interrogazione di Barbato (IDV)
Presentata il 18 dicembre 2008 sulla gestione del personale Enasarco e sulla gestione immobiliare
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BARBATO. –

Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell’economia e delle finanze.

– Per sapere – premesso che:

la fondazione Enasarco è un organismo di diritto privato che persegue finalità di pubblico interesse nel settore della previdenza obbligatoria, dell’assistenza, della formazione e qualificazione professionale degli agenti e rappresentanti di commercio;

a seguito della vicenda giudiziaria che ha interessato l’ex presidente Porreca, Ricucci e Billè è stato nominato quale commissario straordinario Giovanni Pollastrini che ha presentato a giugno 2007 una relazione conclusiva che pone in risalto le gravissime lacune della gestione ed un forte squilibrio finanziario;

alla pagina 52 della relazione il commissario dà questo giudizio sulla gestione: «l’Enasarco ha bisogno di tornare ad essere un Ente in cui la mission principale è quella di fornire prestazioni previdenziali ed assistenziali. Tutto il resto è solo strumentale al raggiungimento dell’obiettivo di fornire prestazioni previdenziali integrative di quelle Inps. Questa affermazione appare ovvia, ma sicuramente non lo è. Infatti l’attenzione che viene posta alle questioni della soddisfazione degli agenti iscritti e dell’erogazione delle prestazioni è minimale rispetto a quella che viene prestata alle questioni legate alla gestione del patrimonio immobiliare»;

alla pagina 37, il commissario denuncia in materia di appalti un abuso del ricorso alla procedura d’urgenza e alla trattativa privata che ha determinato nel tempo «un meccanismo di assegnazione gare riservato a un albo ristretto sostanzialmente di 15 ditte per la fornitura di lavori in edilizia e di circa 10 ditte per la fornitura di beni e servizi, le quali con dinamiche rotative hanno prestato la loro attività con procedure di assegnazione a trattativa privata al massimo ribasso, facendo perno su importi a base d’asta mantenuti inferiori rispetto alla soglia economica prevista dalla normativa europea e comunque compresi nel differenziale indicato distintamente fra questa e quella italiana». Circostanze ribadite dalla protesta inviata in data 1o aprile 2008 dall’Acer che lamenta come il sistema degli appalti per i servizi difetti in trasparenza;

alle pagine 40 e 41 il commissario dà conto di avere dovuto procedere a partire dal mese di febbraio 2007 alla risoluzione del rapporto con la società Fincor Finance S.a. individuato come gestore dei gestori del patrimonio mobiliare fin dal 2004 a causa della «non operatività della gestione esternalizzata delle risorse finanziarie» addirittura perché «gli Organi amministrativi non hanno mai adottato le necessarie delibere per avviare l’operatività della gestione finanziaria per cui la remunerazione corrisposta a Fincor non aveva e non poteva avere il corrispettivo in termini di consulenza previsto dal contratto». «Oltre a tale fatto, che seppure imputabile alla mancata adozione delle delibere da parte del CIDA non inficia la legittimità del recesso, sono stati presi in considerazione ulteriori elementi di valutazione dell’operato della Fincor che denotano la non adeguatezza di tali prestazioni rispetto all’oggetto del contratto»;

alla pagina 32 il commissario dà atto di avere risolto il contratto con la RTI Omnia Network spa e Offnet Italia spa per inadempimento degli obblighi contrattuali relativi alla gestione del contact center. «Allo stato si è in attesa della pronuncia del collegio arbitrale, affinché si pronunci sull’atto di risoluzione della Fondazione, nonché sulla legittimità delle penali dalla stessa applicate»;

alla pagina 27 il commissario dà atto di avere dovuto occuparsi del complesso di via Galbani – acquistato, stando alla relazione, il 17 dicembre 1997 per oltre 11 miliardi e mezzo delle vecchie lire – per il quale ha dovuto corrispondere, a causa di vizi sottovalutati al momento dell’acquisto, una maggiorazione di oltre 2 milioni di euro perché «la transazione appare l’unica scelta percorribile per salvaguardare gli interessi della Fondazione Enasarco, pena la possibile perdita dell’immobile stesso e degli ulteriori investimenti finora realizzati. Essa non vuole rappresentare un atto di validazione dei comportamenti e delle scelte pregresse compiute dagli organi amministrativi, dato che l’intera vicenda presenta numerosi aspetti che meritano maggiori approfondimenti per verificare la sussistenza di eventuali responsabilità di tipo civilistico o di altro tenore» per il cui accertamento il commissario ha trasmesso per competenza il carteggio alla Corte dei conti, alla Procura della repubblica e ai Ministeri vigilanti;

alla pagina 45 sulle morosità degli immobili il commissario rileva che «una buona parte delle conduzioni relative ai grandi immobili risente di stati di contenzioso permanente di vario tipo che genera morosità protrattasi nel tempo» e che «la politica di gestione degli immobili perseguita, pertanto, non appare ispirata dal prioritario obiettivo della loro massima redditività, tramite un monitoraggio continuo ed efficace della corresponsione dei fitti, nel perseguimento non discrezionale delle eventuali morosità», com’è dimostrato dalla richiesta delle somme arretrate maturate per Istat per gli anni 2001-2006 effettuata dal commissario al limite del decorso della prescrizione per un importo di ben 8 milioni e mezzo di euro;

alla pagina 50 la relazione parla dei dipendenti e segnala che «il processo di riqualificazione del personale dovrebbe produrre una conseguente riduzione, razionalizzazione e qualificazione delle numerose consulenze sulle quali si poggiano molti degli atti finora posti in essere dalla Fondazione con alti costi di collaborazioni esterne, che si aggiungono al complessivo costo del personale»;

l’accordo programmatico, sottoscritto presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale a maggio 2007 dalle parti sociali presenti nella Fondazione e riportato nella relazione del commissario a pagina 59, impegna il nuovo Consiglio di Amministrazione della Fondazione a porre in essere un comportamento virtuoso al fine di ridurre il grave squilibrio finanziario attraverso vari interventi avendo tra gli obiettivi principali la riduzione dei costi e delle spese e di rendere democratica e trasparente la gestione;

nonostante questi chiari impegni al ridimensionamento delle spese e le gravi lacune e anomalie riscontrate dalla relazione commissariale nell’operato degli uffici il nuovo consiglio di amministrazione, come primo atto, ha – con il voto contrario dei rappresentanti di Confapi, Confindustria e del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali – incomprensibilmente deciso un aumento generalizzato degli stipendi degli alti dirigenti, confermandoli anticipatamente per, ulteriori 5 anni;

in più il dirigente responsabile della rassegna stampa sarebbe stato prima licenziato e poi inspiegabilmente riassunto e distaccato per 2 anni a spese della Fondazione (circa 200.000 euro) presso una onlus non avente alcun legame con l’Enasarco con affidamento all’esterno del servizio di rassegna stampa con conseguenti ulteriori costi aggiuntivi;

i sindacati aziendali hanno più volte puntato il dito contro l’esternalizzazione dei servizi della Fondazione denunciandone gli altissimi costi e lamentando le politiche clientelari nelle assunzioni, nei passaggi di qualifica e nell’inquadramento del personale di cui ha dato conto anche la stampa nazionale;

riguardo alle assunzioni, andando a verificare le procedure di assunzione e selezione dei dirigenti, si scopre che l’attuale direttore generale, Carlo Felice Maggi, l’addetto alla sua segreteria Marco Verro e Gianluca Moretto, assunto come dirigente del centro elaborazione dati, provenivano tutti dal Caf Usarci srl di Torino e rivestivano un ruolo attivo nella TMK srl con sede a Torino, nella quale operava anche l’amministratore della Sefima servizi immobiliari srl, società cui sono stati affidati dalla Fondazione vari incarichi di consulenza per quel che consta a trattativa privata;

in più, nonostante la precedente fallimentare esperienza con la RTI Omnia Network spa e Offnet Italia spa, è stato nuovamente appaltato per ben 4,5 milioni di euro in 3 anni il servizio di contact center in favore della società Eutelia spa in contrasto con la posizione espressa dai sindacati dei dipendenti che avevano lamentato di non essere stati consultati precisando che il personale interno sarebbe stato perfettamente in grado di assolvere al progetto meno che dimezzandone i costi. Tra l’altro la società Eutelia avrebbe dovuto garantire 150 postazioni di ascolto che ad oggi non risulterebbero funzionanti come testimoniato dalle lamentele dell’utenza;

inoltre allo stato non risulterebbero incassati i crediti delle ingenti morosità dell’inquilinato, in particolare delle società affittuarie del complesso «Due Torri di Bari» e «La Cascina», ma anche di associazioni sindacali o del Comune di Roma per il complessivo importo di 9 milioni di euro e, solo da pochi mesi, è stato messo a reddito un immobile di 8 piani sulla via Cristoforo Colombo in Roma (2.255 metri quadri uso ufficio + 931 metri quadri uso garage) per il quale si è perso un affitto calcolabile in circa 750.000 euro annui per almeno 4 anni; infine numerosi immobili commerciali sarebbero locati a società immobiliari con esplicita possibilità di subaffitto a canoni maggiorati rispetto a quelli versati all’Enasarco, come ad esempio per gli immobili di via Nizza -:

se intendano intervenire, nell’ambito delle proprie competenze e prerogative, per correggere il gravissimo quadro che emerge da quanto sopra evidenziato ed in particolare:

a) verificare se in materia di appalti – in aggiunta alle violazioni che sarebbero state già accertate dalla due diligence incaricata dal commissario – persistano tuttora violazioni della normativa comunitaria o nazionale;

b) in conseguenza denunciare i responsabili delle predette violazioni nelle sedi opportune imputando loro anche i danni provocati all’Enasarco da un sistema che – anche attraverso urgenze fittizie – avrebbe violato il principio della par condicio, dei concorrenti ed aggirato la soglia comunitaria;

c) verificare il reale stato delle passività per mancato incasso dei canoni di locazione e delle somme dovute per Istat, in particolare verificando che l’attivazione dei solleciti di pagamento e/o delle citazioni in giudizio sia stata tempestiva e quali siano stati gli eventuali ritardi nell’avvio delle stesse che, in alcuni casi, sarebbero state coltivate dopo svariati anni e senza la necessaria diligenza determinando danni difficilmente recuperabili;

d) verificare la reale attività svolta da Eutelia a fronte di un appalto aggiudicato – a parere dell’interrogante non casualmente – con procedura d’urgenza, ma i cui servizi non sembrerebbero affatto in linea rispetto alle aspettative e alle condizioni contrattuali;

e) verificare la reale situazione dello stabile ad uffici di via Cristoforo Colombo dato che ben prima che Porreca venisse arrestato – e quindi perlomeno nel 2005 – era stato promesso agli attuali conduttori con un preliminare sottoscritto dallo stesso Porreca per conto della Fondazione e da Brunetto Boco e da Giovanni Battista Baratta (allora consiglieri di amministrazione della Fondazione), rispettivamente nella qualità di vice presidente del Fondo Est e presidente dell’Ebinter, con l’impegno da parte di Enasarco ad effettuare per loro conto i lavori di ristrutturazione – poi effettuati naturalmente con procedura d’urgenza – ma che è stato locato alle sopra citate società solo nei primi mesi del 2008 con un danno per le casse della Fondazione che va quantificato e qualcuno dovrà essere chiamato a rifondere;

f) accertare, acquisendo i relativi verbali, le modalità dello svolgimento della gara che ha aggiudicato l’appalto in favore della società Sefima, il cui amministratore risulta essere stato interessato nella società TMK strl unitamente al direttore generale Carlo Felice Maggi;

g) accertare, acquisendone i relativi atti, se corrisponda al vero che la Fondazione sopporta i costi del distacco del dirigente assunto presso una onlus;

se il collegio sindacale abbia esaminato i risultati della gestione mobiliare che hanno provocato la risoluzione anticipata del contratto con la Fincor che sarebbe costata 240.000 euro e se abbia individuato eventuali responsabilità da parte di chi era deputato a monitorare il raggiungimento degli obiettivi o a dare attuazione al contratto, e in tal caso, se non ritengano che gli amministratori inadempienti debbano essere denunciati alla procura della Corte dei conti e perseguiti in sede civile per rifondere i danni, visto che alla Fincor sono stati corrisposti, prima della risoluzione operata dal commissario, per gli anni 2005 e 2006 ben oltre 2 milioni di euro per un’attività che la relazione definisce non prestata o, comunque, del tutto inutile a causa dell’inerzia dei consiglieri di amministrazione dell’epoca di cui però ben 8 su 13 sono stati confermati nell’attuale consiglio;

quale sia l’esito dell’arbitrato in essere con l’RTI Omnia Network spa e Offnet Italia spa, al fine di verificare la reale consistenza e sussistenza dell’inadempimento contestato dall’Enasarco alle predette società e i danni eventualmente recuperabili;

quale sia per quanto di competenza, lo stato del procedimento amministrativo certamente avviato dai Ministeri vigilanti destinatari di questa interrogazione dopo la denuncia del commissario Pollastrini in relazione ai gravissimi danni subiti dalla Fondazione per l’acquisto del complesso di via Galbani e per il mancato incasso dei canoni di locazione, a quanti milioni di euro ammontino i danni complessivamente subiti e perché ci sia stato un così forte ritardo nella definizione della questione, contro chi siano esperite le azioni di responsabilità e di risarcimento del danno e quali iniziative, abbia promosso il colleggio sindacale;

quale sia stata l’attività del collegio sindacale in merito a tutti i fatti esposti e a quelli suo tempo denunciati dal commissario Pollastrini;

se intenda verificare se il ricorso alla procedura d’urgenza per l’aggiudicazione dell’appalto alla società Eutelia spa sia stato regolare, dato che per legge l’urgenza non può essere stata causata dall’inerzia dell’amministrazione appaltante;

se intenda richiedere alla Fondazione l’adozione di una delibera che consenta agli iscritti di scegliere direttamente gli otto amministratori di parte agente attraverso regolari elezioni in attuazione dell’impegno formalmente assunto dalle parti sociali nei confronti del Ministero del welfare, ciò consentirebbe infatti di dare finalmente trasparenza e maggiore possibilità di controllo sostanziale e non solo formale ad una gestione che, in base alla risultanze della relazione commissariale, presenta troppi buchi neri e nella quale i consiglieri della gestione commissariata costituiscono la maggioranza e l’alta dirigenza è rimasta invariata”. (4-01925)

Secondo Federagenti occorre verificare quanto prima le circostanze descritte dal parlamentare circa la gestione del personale e della governance