La recentissima sentenza 26/2019, ripresa da diversi quotidiani, con cui la corte di appello di Torino ha stabilito che i cd Riders andrebbero inquadrati nel “terzo genere”, profilo intermedio tra lavoro subordinato e lavoro autonomo coordinato e continuativo, porta nuovamente all’attualità la problematica relativa al corretto inquadramento di diverse professionalità oggi presenti nel nostro Paese. Questione ancor più urgente oggi, visto che l’introduzione di modelli sempre più spesso estremamente flessibili se non “fantasiosi”, mettono a rischio le tutele previste per i lavoratori. Per quanto riguarda in particolare la categoria degli agenti di commercio da noi rappresentata, chiediamo alle Istituzioni l’apertura di un tavolo di confronto con le associazioni per definire finalmente ed univocamentea livello normativo, fiscale e previdenziale la figura dell’agente di commercio che opera in forma individuale. Infatti, a seconda degli interessi viene inquadrato talvolta come autonomo, altre come parasubordinato, altre ancora come imprenditore individuale. Non un problema di poco conto, se consideriamo che gli agenti e rappresentanti di commercio in Italia sono circa 230.000 ed intermediano il 70% del Pil nostrano.
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Non solo i “Riders”, anche gli agenti meritano attenzione